Spesso si parla del passato esaltando tutto quanto ci proponeva, compreso quello che allora si criticava; ma nel fine settimana trascorso dal WRC al CIAR si è tornati a mettere il dito nella piaga delle priorità, titoli teoricamente meritocratici trasformatisi in attestati di partecipazioni comperati con l’iscrizione ai campionati.
Questo fine settimana più di altri ha affondato il dito nella piaga degli ordini di partenza e delle priorità che li determinano, con gli elenchi internazionali saltati completamente, tutto a favore di elenchi che oggi vengono stilati semplicemente in base al iscrizione ad un campionato o meno, ed alla classifica di questo. Iniziamo per logica prioritaria dal WRC, andato in scena sulle difficilissime piste del Safari. In una gara così dura e complessa, non avere degli elenchi prioritari qualche problema ha rischiato di sollevarlo la presenza di Serderidis, se vista la differenza tra le Rally1 e le Rally2 è comprensibile la sua posizione di partenza del venerdì, al fondo del gruppo, molto meno lo è stata quella nelle due frazioni seguenti. A fare fede è la classifica, ma nel caso di un concorrente ripartito con il super rally questo viene posizionato nelle prime posizioni di partenza, vedi Breen in classifica davanti al greco ma che in tappa due gli partiva davanti. Fortunatamente nessuno è stato penalizzato, visto che nelle speciali lunghe Jourdan pagava dai due ai quattro minuti al tempo scratch, ma se alle sue spalle non ci fosse stato Solberg ma Ogier almeno un paio di volte si sarebbe arrivati al sorpasso, ed in altre due si sarebbe trovato a fare i conti con la polvere dell’avversario. Serderidis come i pochi altri che si dedicavano al noleggio delle plus, non può avere la stessa priorità dei top e la giusta posizione è in fondo al plotone delle Rally1. Nel CIAR parlando di asfalto e non di terra, quindi senza troppi svantaggi o vantaggi nel partire dietro o davanti, fa davvero specie vedere dietro ai nostri prioritari, primo e secondo elenco, dei piloti come Gryazin vincitore di due appuntamenti WRC2 e ben quattro nell’ERC. Oppure Llarena, un passista senza grandi spunti velocistici, ma che lo scorso anno ha concluso in seconda posizione nell’ERC. Per non parlare di Paddon che nel 2018 (quattro anni fa) ha conquistato due podi assoluti nel WRC. Ma senza uscire dai confini nazionali fa comunque specie vedere un primo elenco come Andreucci, che però è iscritto solamente al CIRT, partire dietro ai piloti del secondo elenco iscritti però al CIAR. Una serie di situazioni paradossali, innescate dal vertice della piramide dove a dettare legge ci sono costruttori e promotore; ai quali poco interessa il resto del pianeta rally. Senza una visone globale è sempre più difficile scrivere regole eque, anche in tema di meritocrazia, in tema di rally la maggioranza delle ASN fa fede ciecamente alle regole FIA, ma sono sempre di più le situazioni paradossali che a cascata creano confusione nelle serie nazionali.