Il dossier messo sul piatto dal governo Draghi a metà aprile andrà dal primo di maggio, almeno nelle zone gialle, ad aprire gli stadi ad un numero contingentato di tifosi, uno spiraglio anche per i rally, ma nel cammino verso il ritorno dei tifosi a bordo strada bisognerà cominciare a fare delle attente riflessioni e non solo dei proclami.
Per il momento si tratta semplicemente di una goccia nel mare perché 1000 persone negli impianti all’aperto e 500 al chiuso sono davvero poca roba, una sorta di placebo per le strutture più imponenti; qualcosa in più per le società minori degli sport di squadra, a patto che non si superi il 25% della capienza totale. Quindi siamo ancora lontani da qualcosa di realmente consistente, almeno sino ad Euro 2021, quando la riapertura dovrebbe consentire un afflusso di tifosi, nelle strutture più importanti, pari al 25% della capienza. Qualcosa che ricorda quella timida apertura autunnale, che aveva sollevato il solito coro indignato “il calcio si e noi no”; in realtà quelle poche persone che per un secondo hanno assaporato gli stadi sono anche meno di una goccia nel mare, di sicuro molto meno delle porte chiuse dei rally dove si è sempre applicato abbastanza tolleranza, liquidando comunque un pubblico abbastanza esiguo e rispettoso tutto sotto la voce residenti. Quindi sino ad oggi tra tutti gli sport i rally sono assieme al ciclismo, quelli che possono lamentarsi di meno. I primi mesi di questa ripartenza, che speriamo non subisca interruzioni, saranno comunque complicati e bisognerà riuscire a dare dignità anche al pubblico dei rally in quanto tale e non ritornare al marasma di una volta, dove in alcuni casi non si rispettavano nemmeno le basi minime della sicurezza, tante, troppe le speciali che nel tempo sono state cancellate a causa del pubblico. Quando gli stadi apriranno ci saranno protocolli sanitari precisi (rilevamento temperatura) e regole metriche da fare rispettare sul distanziamento interpersonale, senza contare che nelle aree individuate andrebbe anche indicato una capienza massima. Quindi è abbastanza logico attendersi un allentarsi delle maglie, ma il passaggio dal teorico porte chiuse al tutto come prima non è così automatico. Anche perché sino ad oggi nei rally liberi al pubblico, ma anche in quelle manifestazioni con un biglietto di ingresso (salite, slalom, ecc..), l’aspetto controllo e responsabilità dell’organizzazione è sempre stata interpretata in maniera molto lasca, sicuramente in maniera inadeguata ai tempi ed alle responsabilità. Dal primo maggio quando inizieranno a riaprire le prime strutture, liquidare tutto con la nostra altissima responsabilità personale nel tenere mascherine e distanziamenti è molto ottimistico, sicuramente andrà a cozzare con eventuali richieste in materia di controllo delle autorità. Quindi per il futuro è necessario che tutte le parti in causa comincino a pensare al futuro guardando avanti e non solo voltandosi indietro.