Al Monte appena otto vetture rally1 e due soli costruttori a giocarsi i titoli WRC, hanno buttato altra legna sul fuoco delle polemiche, tornando a dare fiato a chi vorrebbe uno switch con le rally2. Ipotesi bocciata da tutti i costruttori, ovviamente i tre impegnati nel WRC, ma anche tutti quelli che oggi hanno una rally2.
Sul fronte appassionati, ed addetti ai lavori si continua a invocare a gran voce le rally2, posizioni sulle quali si sta spostando anche un WRC Promoter, sempre più in difficoltà nel leggere la realtà odierna. Da una parte c’è chi ha compreso il concetto che sono tutti i costruttori a non volerlo, e se ne è fatto una ragione, dall’altra invece si è cambiato obbiettivo e si punta il dito accusando le case di miopia. In realtà è abbastanza evidente che i reparti clienti dei costruttori (dove si fabbricano le rally2) oramai da parecchio tempo indossino una maschera, da una parte della barricata qualcuno si rifiuta di vederla, mentre dall’altra nessuno la vuole togliere. Fare finta che nel tempo nulla sia cambiato non basta a modificare il presente. Nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle, da una ventina di anni, i reparti clienti avevano importanti argini di manovra, perché l’immagine si faceva anche promuovendo l’attività di base (di filiera e amatoriali). Non solamente con i programma di punta per vincere i campionati mondiali o nazionali. Inoltre anche il peso di questi reparti era molto più light, allora si partiva da una vettura stradale e si montava un kit, oggi le vetture vengono fabbricate in toto nei propri atelier. Questo ha contribuito a tagliare il cordone ombelicale tra la casa madre (ed il mercato delle vetture di serie), e i reparti corsa clienti quando non producono attivo sono diventati dei rami secchi da eliminare. Oggi poco importa se questi sono una branchia di una squadra corse impegnata in programmi ufficiali (WRC, WEC o altro), oppure sono legati direttamente alla casa costruttrice; in entrambi i casi devono lottare per la loro sopravvivenza. In termini pratici si traduce nella necessità di chiudere i bilanci in pareggio, ma meglio se in attivo, perché il rischio chiusura è sempre dietro l’angolo. Questo spiega la paura del cambiamento che oggi la fa da padrona, e rende tutti incapaci di proporre un idea per ridisegnare un futuro in un momento dove i costi stanno salendo vertiginosamente anche sulle Rally2. Troppe le vetture che oramai hanno superato di slancio il muro dei trecentomila. A pesare sul futuro è un industria sempre meno capace di vedere il motorsport come un’opportunità per fare immagine e vendere auto, operazione che oggi sta facendo a 360° solamente la Toyota.