In Svezia una copiosa nevicata ha segnato il secondo giro del venerdì, favorendo chi partiva dietro Rally2 comprese, questo ha innescato un coro di santificazione da parte dei sostenitori delle vetture della serie cadetta. Rally2 e Rally1 sono due realtà e filosofie differenti e la Svezia non ha messo in evidenza nulla di più di quanto non si sia visto al Japan 2022.
La battaglia tra i sostenitori delle rally1, e chi profetizza un passaggio immediato alle rally2, da un anno a questa parte ci sta regalando soprattutto da parte dei secondi, delle semplificazioni pur che sia, basta cercare di promuovere la propria tesi. Tra queste semplificazioni come avrebbe potuto mancare l’esaltazione dei tempi realizzati il venerdì pomeriggio dai protagonisti della serie cadetta. Dallo scratch di Linnamae sulla Toyota GR Yaris Rally2, alla terza posizione assoluta alla fine della prima tappa occupata dalla Skoda Fabia RS Rally2 di Oliver Solberg. Attaccarsi a delle condizioni di strada assolutamente anomale, non dimostra nulla se mai scredita un pensiero che ha tante ragioni di essere a cominciare da quelle economiche a molti aspetti tecnici. Non è a caso che abbiamo utilizzato il termine scredita, perché quanto è successo in Svezia è un esempio fuori da ogni realtà. Esattamente come è successo al rally Japan 2022, quando sulla power stage, un temporale ha messo alle corde il plotone della rally1 senza gomme da pioggia. In quello occasione con un secondo assoluto nella power stage è stato Mauro Miele a portarsi a casa con una rally2 quattro punti del mondiale WRC, dei grandi. Qualcosa di unico ed irripetibile, esattamente come lo scratch di Linnamae; sicuramente un ricordo indelebile per Mauro e Georg, ed è giusto puntualizzare che per realizzare certi tempi bisogna andare molto forte, quindi il minimo è togliersi il cappello. Non si possono però costruire dei castelli in aria, o immaginare nuovi equilibri, perché si tratta di prestazioni il cui peso specifico non va oltre quelle condizioni particolari, in grado di azzerare le differenze tecniche tra due classi distanti anni luce. Il distacco di cinque minuti finale di Solberg si traduce in un ritardo di un secondo a chilometro, ma da una parte ci sono le tre speciali del venerdì pomeriggio, dall’altra c’è un primo della classe che dal sabato mattina ha amministrato lasciando ai suoi avversari diretti una bella minutata. Il tutto a spanne significa che Oliver avrebbe pagato a Lappi un sette minuti abbondanti, un distacco in linea con quello dell’anno passato, che si traduce in 1”.5 a chilometro. La differenza che c’è tra le due classi su una superficie come ghiaccio, in grado di smussare in maniera importante i picchi di potenza. In gare veloci come quella di Umea, dove la media sfiora i 120 orari, è un distacco abissale.