Una serie di congiunture sfavorevoli che si sono accavallate in questi mesi hanno complicato il finale del CIRT (campionato italiano rally terra), un segnale importante che non ci parla ne di un campionato in difficoltà e neppure della necessità di avere la terra nella massima serie, ma di salvare le gare su un fondo tenuto in piedi a stento da un manipolo di organizzatori innamorati della terra.
Volare sulle ali dei grandi rally su terra dalla Toscana del Sanremo, ad un Euro San Marino dalle ambizioni mondiali, oggi è la cosa più lontana dalle necessità di un fondo che ha bisogno di ritrovare linfa vitale. Dagli iscritti, ma soprattutto alle gare che si sono ridotte al lumicino. ed oggi a fatica riescono a fare fronte ai due campionati italiani sulla terra CIRT e Raceday. In questi ultimi anni la commissione capitanata dal presidente Settimo ha puntato tutto sul rilancio della Coppa Rally di Zona e della sua Finale unica. I risultati gli hanno dato ragione, rivitalizzando una serie di base che da anni era diventato un mordi e fuggi di piloti locali, ed ora è un campionato ambito e con un suo perché. Oggi però a rischio ci sono i rally sulla terra e se non ci sarà un intervento adeguato in tempi brevi, il fondo che volenti o nolenti rappresenta l’essenza dei rally rischia di sparire da nostro panorama. In Sardegna va in scena una delle gare più belle del mondiale e di strade sull’isola c’è ne sono per farci almeno altri due mondiali, ed altrettante gare WRC si potrebbero fare tra Toscana, Umbria e Marche. Un patrimonio che sarebbe un peccato disperdere. Il problema odierno non è sognare il mondiale, ma ricostruire una base che cronicamente si sta frantumando, avere due campionati senza che alle loro spalle ci siano delle gare aspiranti pronte a fare da ricambio è gravissimo. La volontà di rilancio però deve mettere assieme tutte le forze vicine alla terra, ma deve avere un importante spinta e la guida di ACI Sport e della commissione rally. Trovare la giusta terapia non è facile, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto, ma qualcosa andrà fatto ed in tempi rapidi. Uno dei grandi problemi organizzativi sono i ripristini per cui bisognerebbe cercare di andare a operare qualche taglio in maniera da alleggerire le organizzazioni. Un altro punto fondamentale è quello di ricreare una base che non riesce più ad avvicinare volti nuovi, vuoi per dei costi maggiori, vuoi per la paura di guardare a qualcosa di nuovo che farebbe storcere il naso ai frequentatori abitudinari: dalle gomme, agli assetti ai format di gara. Anche se comprendiamo quello di cui necessita la terra sia una mezza rivoluzione, ed è impossibile averla nel 2023 sarebbe il caso di cominciare ad aprire dei tavoli altrimenti il prossimo autunno saremo di nuovo qui a chiederci cosa fare.