Quando si parla di rally nell’Europa del Sud nessuno vuole sentire parlare di rally a pagamento oppure zone dedicate al pubblico in maniera programmata. Per poi puntualmente salire sulle barricate quando un rally come l’Appennino Reggiano ottiene un autorizzazione solamente a porte chiuse, oppure nel bellunese si getta la spugna davanti alle prescrizioni.
I rally a porte chiuse terminata l’emergenza sanitaria si pensava fosse un dossier destinato ad essere archiviato definitivamente, ma in tutti questi mesi lo spettro è rimasto, perché da parte di tutte le parti in causa organizzazioni, federazione e soprattutto pubblico si è continuato a fare finta di niente. Obbiettivo andare avanti come prima, nascondendosi dietro a un dito, oppure appellandosi al si è sempre fatto così, sfogandosi sui social con i peggiori improperi contro il colpevole di turno, ma senza mai una riflessione cercando di dare delle proposte o idee ai tempi in cui viviamo. L’Appennino Reggiano di sicuro farà discutere a lungo, d’altronde arrivare a dichiarare la gara a porte chiuse il mercoledì a livello tempistico è quanto di peggio. Difficile comprendere se ci sono stati dei malintesi, oppure è mancata la dovuta comunicazioni tra le parti, ma a questo punto non si può certo correggere il tiro. Ma il caso propone molte analogie con quanto è successo a Belluno, con delle prescrizioni per il pubblico che dopo un attenta analisi da parte dell’organizzazione l’hanno praticamente obbligata a gettare la spugna, e cancellare la gara. Un caso che due giorni dopo tutti si sono buttati alle spalle, e nessuno si è voltato indietro, come se facendo finta di niente si aggiustasse tutto. Volenti o nolenti o prima o poi sull’argomento pubblico e sicurezza bisognerà ritornarci, perché la legge impugnata sarà anche molto datata, ma è più che mai attuale nell’individuare i soggetti responsabili per il pubblico e le norme da rispettare. Quando c’è uno spettacolo o manifestazione c’è un pubblico, che non può essere considerato vitale per la sopravvivenza della specialità, ed al tempo stesso, diventare come sostengono molti, alla stregua di un passante, con una personalissima interpretazione della legge. C’è comunque molto da dire anche sull’interpretazione da parte di chi decreta una gara a porte chiuse, una pantomima che durante il covid è andata bene a tutti, ma oggi senza restrizioni sanitarie e quindi legata esclusivamente alla sicurezza della manifestazione, visto il tipo di palcoscenico scaricare tutto sull’organizzazione è molto border line. Chiedere di allestire delle zone per il pubblico è una cosa, altra è decretare il tutti fuori, uno sforzo problematico per le forze dell’ordine figuriamoci per un organizzazione. A questo punto chi è responsabile se non si procede a cancellare una speciale dopo l’altra, visto che in molte aree private commissari o guardie private non possono intervenire. Se da una parte i due morti dell’edizione 2021 hanno condizionato l’attuale decisione, decretare il porte chiuse non ha veramente senso, visto che allora causa pandemia la gara era già a porte chiuse.