Dopo il Montecarlo, in Svezia Tanak è riuscito a mettere sul piatto una prestazione molto veloce senza lasciarsi trascinare dalla voglia di vincere a tutti i costi, una smania che sulle strade Messicane lo ha nuovamente indotto in errore, impedendogli di battersi per il successo.
La lunga sfilza di titoli vinti prima da Loeb e poi da Ogier ci ha abituato a dei super campioni in grado di essere vincenti anno dopo anno, senza accusare (vuoi anche con un pizzico di fortuna e da particolari circostanze) flessioni prestazionali. Come in passato è stato per Auriol e Solberg due driver fortissimi ma che dopo avere indossato la corona del campione nella stagione seguente non sono più riusciti a dare continuità alle loro prestazioni, alternando una serie di alti e bassi pagata carissima. La solidità mentale di Tanak non sembra assolutamente essere andata in tilt, ma rispetto all’anno passato forse un piccolo regresso alla stagione 2018 c’è stato. Una stagione che in una volata al cardiopalma diede ragione ad Ogier, ma con i valori che si erano visti sul campo il colpo di volante di Tanak, ed il potenziale velocistico della Yaris gli avrebbero permesso di fare suo il titolo, ma a tradirlo furono i troppi errori che condizionarono le sue ultime gare, troppo a lungo fuori soglia per cercare di chiudere anzi tempo le singole partite. Errori che si sono ripetuti a Montecarlo e in Messico, se al Monte più che la fretta di chiudere la partita a tradirlo è stato trovarsi dietro in maniera pesante, una situazione che al monte spesso lascia il tempo che trova, ma soprattutto a differenza del compagno di squadra (indipendentemente dalla nota imperfetta) dopo lo svarione in quella curva che ha indotto in errore quasi tutto il gruppo Thierry ha saputo cogliere il messaggio, allentando il passo la stessa cosa che Ott non ha fatto continuando a tutta. Ed in un certo senso è quanto si è rivisto in Messico, nella prova di apertura di El Chocolate ha optato per una partenza a tutta, che ci stava ampiamente una scelta tattica condivisibile, necessaria per avere nell’immediato la percezione reale di quale fossero i progressi della i20 plus (notevoli), ma a quel punto avrebbe dovuto ricompassare immediatamente il suo ritmo, perché la posizione di partenza evidentemente consentiva qualcosa in più rispetto ad Ogier, ma tenere lo stesso passo comportava qualche rischio in più perché partendo dietro il pericolo di trovarsi sassi in traiettoria era molto più alto. Non a caso nella speciale seguente su uno di questi ha danneggiato una sospensione. Un danno fortunatamente leggero che gli è costato solo una quarantina di secondi, al quale è riuscito a rimediare nel trasferimento seguente. Tutto sommato è andata di lusso con un’ottima seconda posizione finale, ma in quella maniera si è giocato la possibilità di giocarsi una vittoria che era alla sua porta. Nonostante la sua partenza ad handicap il suo status virtuale di numero uno del mondo non sembra vacillare, ma se l’obbiettivo è il campionato dovrà ritornare ad essere quello del 2019, disposto a sacrificare dei secondi e magari mollare un posizione come ha fatto Ogier al Monte e in Svezia.