THE RAINING MAN

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Baby Kalle sui fondi viscidi ci va a nozze, ma quando l’aderenza viene meno come sul fango ha quel qualcosa in più di tutti, ed il destino gli ha servito Croazia, Portogallo, Safari e Estonia con l’acqua che puntuale è arrivata nei momenti chiave. Ma la power stage Estone vinta con 22”.5 di vantaggio, che ha l’ha fatto osannare dai più, è soprattutto effetto di una strada che cambiava completamente da un passaggio all’altro.

Se tra le doti di Rovanpera sino ad aggi ha impressionato la capacità, anche se sarebbe più corretto dire la freddezza, nel riuscire ad analizzare gli errori fatti e rimediare da una gara all’altra, in questo inizio di stagione ha dimostrato di avere qualcosa in più quando l’aderenza di un fondo viene meno. L’acqua sull’asfalto e il fango sulla terra; più il grip tende ad azzerarsi e più è impressionante la sua sensibilità nel trovare le linee più efficaci e pulite in grado di sfruttare il massimo della trazione e fare esplodere i cronometri. Un esercizio dove eccelle come nessun altro dei suoi avversari odierni, ma anche del passato. Quest’anno la sorte non si può dire gli sia stata avversa, con ben quattro delle cinque gare vinte (alla grande), che hanno visto la pioggia comparire sulla scena nei momenti chiave. I rally e la tecnica però sono elementi simili alla matematica a cui non si può sfuggire, a volte le circostanze propongono situazioni assolutamente anomale come è successo ieri nella power stage, da leggere in tutte le sue sfaccettature e non commettere l’errore di trarre facili conclusioni. Ed a questo proposito ci teniamo a sottolineare il titolo: “l’uomo della pioggia”, che è una altra cosa rispetto a chi ha descritto la sua performance come un’impresa mostruosa; “l’uomo dei miracoli” sino ad oggi non lo hanno avuto ne i rally ne altri sport. Andare a cercare un significato a quei ventidue secondi non ha alcun senso perché power stage Estone è stata un anomalia assoluta. Amplificata dall’effetto televisivo, ed una serie di commenti un tanto al chilo, quasi inevitabili quando si va sul piccolo schermo ha dato un enfasi lontana dalla realtà. Iniziamo dal fatto che a parità di condizioni Kalle avrebbe vinto la prova comunque, considerata la lunghezza di 15 chilometri (abbastanza importante), ad Evans, Tanak e banda avrebbe rifilato dai 5 ai 10 secondi. Paragoni o comparazioni sono impossibili, ma a braccio un idea i trentuno chilometri del secondo passaggio sulla Sleeping Warrion di quest’anno la possono dare. Di certo è impossibile avere dei termini di paragone da una speciale partita sotto un diluvio dove dopo Mikkelsen la speciale peggiorava di un dieci secondi a passaggio (se non qualcosina in più), ma appena la pioggia ha lasciato la speciale è iniziata a migliorare da un passaggio all’altro proponendo gli stessi gap in maniera inversa. A questo bisogna sommare la differenza tra un tipo di guida e l’altro quando si alza il piede per non inciampare in errori, non a caso il secondo tempo lo ha battuto comunque un Evans che si è limitato ad andare in marcatura su un Tanak lentissimo. Condizioni che miglioravano ma sempre al limite del proibitivo, dove per non sbagliare si sceglie un passo più consono al proprio stile, guidando al massimo della concentrazione, ed anche senza cercare lo scratch tra un pilota e un altro i dieci secondi ci stanno tutti. Anche perché forse l’unico che lo scratch lo ha cercato è stato è stato Lappi e visto il suo tempo, è impossibile non leggere il valore di Esapekka.      

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