TODT IN KENYA MA..

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La visita di Jean Totd in Kenya ha un sapore squisitamente politico, legato all’iniziativa della gara Africana di mettere a dimora 19 milioni di alberi in tre anni, una sorta di contropartita green da contrapporre allo svolgimento della gara.

La filosofia verde oramai coinvolge i governi di tutto il mondo, Africa compresa, ed è proprio in occasione del teorico ritorno (almeno per il 2021) del Rally Safari nel mondiale, l’organizzazione Kenyota ha deciso di avviare un programma di piantumazione di 19 milioni di alberi, il WRC Safari Rally Greening Legacy Project. Un numero che corrisponde agli anni di assenza dal mondiale della classicissima della Savana, una iniziativa verde legata ad un progetto nazionale che coinvolge in maniera diretta il governo di Nairobi. Una visita principalmente politica dove è in programma anche un intervento del presidente FIA alla sede delle Nazioni Unite in qualità di inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale. Essendo una presenza legata direttamente con il rally, non poteva mancare la visita alla zona che sarà destinata ad ospitare il service park, presso il Kenya Wildlife Service Training Institute. Dove l’organizzazione ha specificato che proseguono i lavori per accogliere il WRC 2021, specificazione che da adito a qualche perplessità visto che di piazzale trattatasi, dove al massimo si dovrà provvedere a portare dei bagni provvisori, allacciamento elettrico, e qualche altro servizio che non richiede opere murarie al massimo di recinzioni. La realtà è quella di una gara che con il suo inserimento ad inizio estate, rischia di andare in bianco anche nel 2021, con squadre e strutture poco disposte a spostare i loro dipendenti in una nazione dove la copertura assicurativa dei rischi sanitari, in caso di pandemia non viene garantita dai sistemi sanitari nazionali, tantomeno da quelli assicurativi privati. La visita di Todt però da già una chiara idea dei problemi che ci saranno in primavera quando si tratterà di prendere una decisione finale sulla trasferta. Con le pressioni dal Kenya sulla federazione, quelle dei costruttori sul WRC Promoter, ed un indecisione generale con il ripetersi della stessa pantomima a cui abbiamo assistito ad aprile e maggio di quest’anno, obbiettivo vedere quale delle parti in causa resta con il cerino acceso tra le dita.

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