In origine il progetto ibrido doveva garantire in primis i trasferimenti urbani in modalità elettrica, inquinamento zero, ed in un secondo tempo un extra-power in speciale, ma dopo la deroga del Montecarlo che aveva ridotto la percorrenza elettrica a poche centinaia di metri fuori dai service, dopo quattro gare e cinque mesi, la farsa dei trasferimenti continua.
L’utilizzo della modalità di propulsione 100% elettrica anche durante il Rally del Portogallo è stato utilizzato esclusivamente nel parco assistenza e per poche centinaia di metri in ingresso, ed in uscita dal service. Per il momento è stato escluso qualsiasi utilizzo in qualche sezione di trasferimento sia pure limitata; con il primato tutto italiano che ad oggi l’unico centro abitato attraversato in modalità silenziosa resta la cittadina di Cherasco, nel test di simulazione gara che lo scorso novembre Hyundai ha svolto sulle strade del cuneese. La distanza approssimativa percorsa in Portogallo in modalità elettrica è stata stimata in quattro, sei chilometri, una porzione irrilevante come è stato al Montecarlo, Svezia e Croazia, e nel futuro breve nulla sembra destinato a cambiare. Sull’argomento gli unici a procedere in modalità silenziosa sono la FIA, Compact Dynamic e tutto sommato anche le squadre che non si sono lamentate, anche se avrebbero tutte le ragioni per farlo. Visti i costi del kit e del suo sviluppo, che viene interamente ribaltato sul prezzo che pagano i costruttori per le loro unità ibride, questo solleva molte domande sull’intera operazione. Quando Todt ha voluto a tutti i costi l’ibrido, mettendo in evidenza il ritardo abissale dei rally nell’utilizzo dell’addizionale elettrica, ed era impossibile dargli torto. Ma se qualcuno non ci metterà rapidamente mano per riportare in carreggiata unità e regolamenti la farsa potrebbe prendere i contorni sempre più tragicomici.