UNA NUOVA ACROPOLI

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L’Acropoli ed il suo leggendario ricordo sono destinate a restare un dolce e sempre più sfumato ricordo, vittime del progresso che ha letteralmente stravolto le strade bianche elleniche. Ma il nuovo volto di questa gara, tutto sommato non è affatto male, con strade dove ci si può sfidare a tutta dal primo all’ultimo chilometro, meno leggendario ma più avvincente.

La leggenda dell’Acropoli ci riporta alla mente i ricordi di una gara durissima, con delle speciali dove si volava da una pietra all’altra, la Tarzan di una volta era un concentrato di pietre e rocce allo stato puro, oggi è un fondo duro ma di una qualsiasi strada bianca dove ci si può sfidare a tutta. La vecchia Acropoli poteva presentarsi con due facce, quella di un inverno e una primavera normali, oppure segnati dalla pioggia, ed in quest’ultimo caso era più adatto ai fuoristrada dell’epoca che alle vetture di rally. Oggi delle vecchie prove non è rimasto nulla o quasi, tranne qualche pezzo più stretto e abbastanza rotto come nella Perivoli, ma sicuramente non peggiore di quanto abbia proposto la prima tappa del Portogallo di quest’anno. Il disegno dei tracciati è sempre quello ma i fondi sono levigati e compatti, ed anche le carreggiate sono più larghe, quindi con linee più filanti e profilo leggermente più veloce, abbastanza per fare sì che non si vadano a scavare tutte le curve. Alcuni tratti sono stati asfaltati, ed altri invece abbandonati a se stessi diventando semplici mulattiere dove si faticherebbe ad andare forte con le vetture della Dakar. Il risultato è una nuova Acropoli più adatta ai rally dove si combatte sul filo dei secondi, e non regolando il proprio passo scommettendo sulla meccanica. Con delle speciali e dei panorami stupendi che nei tempi d’oro gli avrebbero permesso di salire nell’olimpo degli sterrati più belli del mondo assieme Sanremo e Nuova Zelanda. Un pizzico di nostalgia per quello che è stato c’è, ma in tutta onestà il fascino di una gara dove raggiungere il traguardo era un impresa eroica, è un film che non corrisponde alla realtà di allora. L’Acropoli si giocava nelle prime due massimo tre tappe, con chi provava a fare il vuoto e chi correva sul passo, ma dopo due tappe e mezza i giochi erano quasi sempre fatti con distacchi abissali. Così nelle ultime tappe (una o due a seconda delle edizioni) più che ad una gara si assisteva ad una lenta processione, che non regalava nulla ne alla classifica e tanto meno allo spettacolo. La vecchia Grecia però non è morta, bisogna però cercarla altrove, ad esempio la Turchia di Marmaris aveva delle speciali molto dure simili all’Acropoli del secolo scorso.

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