VIVA MEXICO O VIA MEXICO?

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Anche quest’anno il Mexico ha messo in evidenza più di una pecca, facendo gridare molti allo scandalo nel nome della sicurezza, ma che le critiche siano arrivate dal pubblico Europeo dei social, oppure da addetti ai lavori spesso con annessi interessi, per il momento chiacchiere a parte la gara di Leon sembra lontana dal traballare.

Il tutto è iniziato con i ritardi nella consegna dei container di Michelin, Citroen ed M-Sport, poi è arrivato lo show di Guanajuato con il suo invredibile mix rampa e spettatori (sistemati bellamente in fronte). Il giorno dopo sono arrivati i tempi imposti, bandiere rosse messe in discussione, cancelli chiusi ecc.. Per quanto riguarda il pubblico nel suo insieme è sembrato abbastanza disciplinato, ed anche se a qualcuno è sembrato di ravvisare situazioni critiche, speciale spettacolo a parte le altre critiche sono sembrate un passare sotto la lente di ingrandimento per trovare per forza qualche nota dolente. In realtà i problemi logistici delle prime edizioni erano stati anche peggiori e nel tempo ciclicamente sono tornati a ripetersi, l’unica differenza è che venendo a mancare i gruppi N del production più invisibili rispetto ai soli team ufficiali sono spariti i casi di misteriose sparizioni. Il caso del cancello era recidivo, ma da queste parti più di una volta si sono ripetuti gli stessi errori. Ma tutto sommato rispetto al Messico dei primi anni 2000 il pubblico è passato da uno zero assoluto a numeri importanti e con una buona disciplina. Comunque nulla di paragonabile alla speciale di Mexico City e del trasporto in bisarca che fece saltare la prima boucle del venerdì. Se non altro è sparita la chicane della power stage che l’anno passato costo carissima ad Ogier; da quelle parti è comparsa una ruspa a bordo strada, ma come in molti altri casi le telecamere distorcono realtà e percezione, ed andando a spulciare i frame delle riprese ci si rende conto che era posta su un marciapiede rialzato di un 30/50 cm, rispetto al piano stradale. Un dossier bello corposo ma che in realtà, come in Polonia lascia il tempo che trova almeno sino a quando ci sarà budget per onorare il contratto con il promoter. Un aspetto dove avere dati attendibili è sempre difficile, ma a quanto pare le gare oltreoceano (Argentina a parte) il gettone è ben più pesante che quello Europeo. Certamente in Europa il fatto che si mettano in discussione il Sardegna oppure il Tour fa salire molti sugli scudi, innescando un corporativismo che poi mette sotto attacco gare come il Mexico ecc.. . Ma sotto attacco ci sono finite veramente? Oppure si è trattato solamente di frecce scoccate da franchi tiratori come Makinen, che hanno fatto discutere tanto i fans, ma come sono nate sono sparite. Se da una parte ci sono il promoter ed il suo business plan, dall’altra c’è la FIA che (sottointeso il pagamento delle tasse dovute) per ragioni politiche ha un certo numero di gare politicamente blindate e tra queste ci sono l’Italia e la Corsica, almeno sino a quando le rispettive federazioni le difenderanno. L’unico vero rischio per il Mexico è l’ingresso del Cile, ma questa dovrà dimostrare di reggere nel tempo, nel caso della Dakar i budget sono stati azzerati nel giro di pochi anni. Mentre le basi Messicane tra sponsor, territorialità, ed incassi del pubblico sono solide e corpose.

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