Dopo le prime informali bozze che girano da qualche settimana la battaglia per il calendario 2018 sembra stia trovando il suo equilibrio, tra proclami e rilanci che con l’avanzare delle trattative certe proposte perdono la loro assurdità nell’ottica dei giochi di scambio.
Le discussioni sul calendario WRC 2018 che sembravano decisamente accese alla resa dei conti stanno facendo supporre uno strategico gioco al rialzo messo in ballo dal promoter per poi chiedere qualcosa sul tavolo come merce di scambio. Il punto fermo oramai è l’uscita di scena del Polonia, sul quale inevitabilmente si stanno abbattendo gli strascichi dei report sulla sicurezza, che camion dei pompieri a parte non possono essere gli stessi delle ultime edizioni, visto che nulla è cambiato. In realtà la gara Polacca già dall’anno scorso è andata in sofferenza economica e l’edizione 2017 è stata tirata per i capelli, ma senza alcuna prospettiva per il futuro. Al suo posto c’è in ballo il ritorno della Turchia, stoppato da qualche tempo per la situazione instabile che stanno vivendo le regioni medio orientali di quella zona. La candidatura vera in ballo già dall’anno scorso ovvero il Nuova Zelanda è stato svenduto sul tavolo delle trattative per i costi della trasferta che potrebbe pesare parecchio sull’economia dei team. Una mossa che in molti si attendevano, ed a meno che non si crei un asse Australia – Nuova Zelanda che vada ad abbattere i costi, il ritorno dei Kiwi sarà davvero improbabile. Sembra tramontata la possibilità a breve anche della Croazia, dove oltre la cortina fumogena delle dichiarazioni di intenti c’è un bel buco nero, il problema ora è legato alla data di inserimento in periodo di vacanze, operazione impossibile secondo Fia e promoter. Dando per scontato l’uscita della Polonia a Luglio le due date fisse Finlandia e Germania e poi il buco da metà Agosto ad Ottobre, è davvero difficile credere che per una new entry le date disponibili non siano soddisfacenti. Forse più che l’edizione zero potrebbero mancare i budget, trattandosi di operazione politica di immagine è probabile che le tempistiche degli stanziamenti siano fumose come il resto dell’operazione. Quindi si resterà con 13 gare, non 14 e nemmeno 16, ma con il rischio concreto di tornare a 12. Con buona pace dei costruttori impegnati, che così non devono mettere troppo mano ai loro budget logistici, ma ai quali come contropartita è stata messa sul piatto la richiesta di portare 4 macchine e non 3 come ora (ed a segnare i punti dovrebbero essere le prime 3). Una richiesta che non ha fatto scoppiare nessuna rivoluzione, dimostrando che la cosa non tocca in maniera così importante i budget, ma che potrebbe dare un ulteriore iniezione di linfa vitale agli elenchi iscritti. Alla luce di quanto è successo, assumono un altra luce i proclami del promoter per un mondiale a 18/20 eventi.