Sono passati appena una quindicina di giorni dall’Estonia e ad Jyvaskyla promotore, commissioni e costruttori hanno ripreso a programmare il futuro, le poche idee però sono sempre più confuse. Dopo averci prospettato un calendario con 14 eventi, con tante candidature e pochi slot al momento di tirare le fila ci si ritrova come al solito senza gare.
Soltanto quindici giorni fa si aveva una traccia di calendario con una lista blindata con una dozzina di gare: Montecarlo, Svezia, Croazia, Portogallo, Sardegna, Kenya, Lettonia, Finlandia, Acropoli, Cile, Europa Centrale e Japan, ed una sorta di rissa per i due slot rimanenti. Candidature che in questi mesi non hanno mancato di farsi notare, oltre a qualche last minute come l’Argentina, presentata come un gradito ritorno, ma che più maliziosamente faceva intuire qualche scricchiolio nel gruppo delle candidature del continente Americano. La prima a issare bandiera bianca è il Tennessee, dopo un edizione buffa, che dagli USA hanno cercato per spacciare per edizione zero, a luglio non sono arrivati gli attesi budget statali e il progetto 2024 è colato a picco. Molto più stringati dall’Arabia, dove in questi giorni hanno comunicato che nel venti ventiquattro non saranno ancora pronti e così le due candidature più importanti si sono sciolte sotto il sole di luglio. Ma nel continente Americano a preoccupare c’è anche la guerra dei poveri, il Messico che sembrava costretto al palo dalla potenza di fuoco USA, in realtà si è pericolosamente arenato in una secca budgettaria. Ed anche la candidatura Argentina fatica a garantire gli standard della massima serie e soprattutto sulle fee di ingresso. Una carta geografica che a livello mondiale non riesce ad aggiungere nuove tessere al puzzle, anzi rischia di perdere una prova nel continente Americano, dopo avere perso la Nuova Zelanda e l’intera regione del Pacifico. Un momento complesso che ha obbligato la WRC Promoter a rispolverare le ruote di scorta made in Europe, pronti forse ad avere una finestra in più aperta sul baltico, una delle poche regioni a sfornare gare su terra con ambizioni internazionali, che tengono in piedi la parte terra dell’ERC. Impensabile per il momento il ripescaggio di un Ypres, per il promoter tornare in Belgio nella gara che uscita dal WRC ha sbattuto la porta in faccia all’ERC sarebbe più umiliante delle forche caudine. Anche se sino ad oggi tutti sono rimasti fermi sulla parola d’ordine “quattordici gare”, non ci stupirebbe affatto un last minute dove si decidesse di continuare con tredici eventi come in questa stagione. Un eventualità che ai costruttori non dispiacerebbe poi così tanto.