L’elenco iscritti del Finlandia WRC è appena stato reso pubblico e non poteva certo mancare il coro di critiche per i numeri risicati; secondo qualcuno appena 68 preludio ad un WRC prossimo alla chiusura, ma per trovare una manciata o due di iscritti in più bisogna tornare al 2016, mentre allo Scandinavia l’ERC, secondo qualcuno il nuovo WRC, si viaggia a quota 47.
Oramai da qualche tempo la FIA tra gli organi preposti ai rally: commissioni rally, dipartimento tecnico e promotore, sta faticando a imbroccarne mezza, una sorta di confusione che però spesso troviamo anche in quella parte di fans che nel social bar sentenziano con la verità degli oracoli, senza mai essersi immersi veramente in tutta la realtà della serie mondiale degli ultimi quaranta, cinquant’anni. Così appena la Finlandia ha ufficializzato i suoi 68 iscritti si è cominciato a parlare di poche vetture, l’ultimo balbettio prima della fine, ecc..; ma per ritrovare qualche iscritto in più bisogna ritornare al 2016 e comunque negli ultimi dieci anni se andiamo a togliere i concorrenti portati in Finlandia (nelle edizioni a metà della passata decade) dalla Drive D-Mack Cup, forse solamente un anno gli iscritti hanno superato quelli di quest’edizione. Che non sono né più né meno di quelli che propone il WRC dal Montecarlo al Giappone, con qualche sofferenza in più nelle gare extra Europa. Mentre l’ERC che spesso secondo gli stessi oracoli viene messo alla pari del mondiale, in Scandinavia ha proposto un palco partenti di appena 47 vetture, e le top car della serie (le rally2) sono 27, contro le 37 della Finlandia. Ma nelle repubbliche Baltiche sostanzialmente non si è andati oltre il pareggio 53 vetture in Estonia 58 al Liepaja (26 a 27 la conta tra le rally2). Qualitativamente a parlare è classifica della Scandinavia con Solberg, protagonista del WRC2 nettamente davanti a tutti, e solamente Paddon in grado di restargli sugli scarichi, mentre il resto del gruppo è sprofondato oltre il minuto. A dimostrazione di una qualità superiore nel WRC2, figuriamoci se a questi andiamo ad aggiungere i magnifici cinque o sei al volante delle rally1. A volte il problema sembrano le sole nove rally1, ma proprio nel 2016 quando le WRC 1.6 erano una ventina in realtà a potere ambire alla vittoria erano come oggi al massimo cinque sei piloti, e chi non disponeva di una Polo poteva solo sperare nella terra dove pesava l’ordine di partenza del venerdì. Il mondiale negli anni settanta ottanta era un’altra cosa, non possiamo dire migliore e nemmeno peggiore, allora l’iscrizione rappresentava una parte importante dei budget, le vetture di base costavano molto meno e le gare con i loro chilometraggi importanti per molti erano motivo di orgoglio quando si riusciva a raggiungere il traguardo. Un elemento di fascino che è venuto meno, assieme a dei tracciati circoscritti che automaticamente riducono il numero di quei gentleman e amatori orgogliosi di fare parte dello spettacolo sulle strade di casa. Ogni decade è differente e incomparabile perché il mondo va avanti e non torna indietro, certe scelte potevano essere differenti, ed oggi i costruttori potrebbero essere quattro o cinque, ma gli elenchi iscritti non sarebbero quelli di una volta.